Tentativi di suicidio e autolesionismo

AMBITI DI INTERVENTO

Tentativi di suicidio e autolesionismo

I pensieri suicidari, i tentativi di suicidio e i comportamenti autolesivi costituiscono seri problemi sia negli adulti che negli adolescenti. Il suicidio rappresenta la terza causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 10 e i 24 anni (Anderson e Smith, 2005; Centers for Disease Control and Prevention, 2007). Si stima che il 20 percento degli adolescenti prenda seriamente in considerazione il suicidio. I motivi per cui un adolescente può pensare al suicidio o tentare di togliersi la vita sono differenti ma sottendono una distorsione del pensiero che si innesta su disturbi di varia natura, dalla depressione, all’ansia fino ai disturbi di personalità.

I comportamenti autolesivi, compresi il tagliarsi, il bruciarsi o altri comportamenti di autolesionismo, sono problematici di per sé e sono, inoltre, suggestivi di un elevato rischio di suicidio (Guan et al., 2012). Talvolta gli adolescenti si tagliano o si bruciano come tentativo di suicidio ma, più comunemente, non desiderano morire: utilizzano l'autolesionismo come tentativo di gestire un dolore emotivo o uno stress. Gli adolescenti spesso descrivono il tagliarsi come una ”liberazione” da emozioni intense e angoscianti, o come lo spostamento di un dolore emotivo in un dolore fisico che è vissuto come più tollerabile. Il comprendere le intenzioni dietro al comportamento autolesivo o ad un TS di un adolescente è importante per poter valutare il rischio e determinare le modalità di intervento. A prescindere dall'intenzione, l'autolesionismo costituisce un grave problema che richiede intervento.

In queste situazioni, l'intervento di prevenzione e la psicoterapia sono fondamentali e può risultare estremamente efficaci.

Dr. Saverio Bergonzi

Psicologo e Psicoterapeuta a Milano e Pavia
Iscritto all’Albo Professionale degli Psicologi della Lombardia n. 9175 dal 2005
Laurea in Psicologia (Padova) e Specializzazione in Psicoterapia (COIRAG GEnova)

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